Sabato 6 Dicembre 2014

PRIMO PIANO

INTERVISTA A STEFANO GURLINO

Stefano Gurlino nasce a Torino in un fredda sera di Dicembre nel 1994. Cresciuto a pane e Toro, da bambino si diverte a fare l'attaccante ma il destino lo sbatte dove nessuno vuole mai andare nelle partite dei giardinetti tra coetanei: in porta. Nel 2009 lo stesso destino fa incrociare la sua strada con quella della squadra del cuore. Una gioia immensa per chi è granata dentro, ma la fortuna non lo assiste: in un allenamento subisce uno scontro fortuito con un compagno e il solito destino lo accompagna all'Ospedale. Trauma cranico e addio Toro. Ora difende i pali del Cenisia (promozione piemontese), allena giovani portieri (" Gran bella responsabilità ") e studia il mondo della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino. Qui conosce Matteo Maero e la mai tramontata fede lo porta a collaborare con Radio Granata e Torinogranata.it, dove scrive editoriali con gli occhi di chi sa bene cosa vuol dire essere tifoso. Nel 2013 si diploma da "Tecnico Chimico Biologico" ("Ma volevo fare il Classico, facevo fatica a tenere per mano una provetta") e tra pochi giorni compie vent'anni ("Ma giuro, rimarrò un ragazzino per sempre")

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Ciao Stefano, essendo un giovane estremo difensore a quale portiere t’ispiri?

Ciao! In particolare nessun portiere: cerco sempre ogni Domenica di studiare diversi “colleghi” per capire i loro movimenti e soprattutto per osservare le loro valutazioni nelle situazioni di gioco più difficili. Il mio è un ruolo che è sempre in evoluzione, basta vedere come gioca Neuer: è lui il portiere moderno per eccellenza. Ma se devo essere sincero, il primo “debole” lo ha avuto per Matteo Sereni. Aveva una grandissima forza esplosiva e sapeva vendere bene i suoi interventi.

Oltre al calcio hai altri passioni? Descrivici il tuo primo impatto nel mondo della comunicazione.

Il mondo della Comunicazione è nettamente cambiato in questi ultimi cinque anni. Se intendiamo la comunicazione come “insieme di informazioni”, la “rete” ha permesso la creazione e l’affermazione di numerosi siti e blog che hanno permesso a quest’ultima di essere totalmente “differenziata” e quindi, in un certo senso, accessibile a tutti. In particolare ho notato che c’è un forte distacco tra la realtà e la rete quando si cerca un qualcosa in quest’ultima. Per noi la rete ci permette tutto, cosa che non si verifica nella realtà. Una distanza quasi abissale. Per non parlare poi dei cosiddetti “social” che di social hanno davvero poco. Sia FB che Twitter sono ancora più spietati perché permettono l’illusione di avere una certa libertà di espressione. L’informazione in questo caso diventa quasi esclusivamente personale e per essere efficace deve trovare consensi e “condivisioni”. Un sistema che non aiuta a crescere, che ci rende schiavi, e che non è assolutamente democratico.

Avresti mai immaginato di fare lo speaker per una trasmissione dedicata alla tua squadra del cuore?

No! Ma devo ringraziare Matteo Maero e Giacomo Corongiu per questa loro possibilità che mi hanno concesso praticamente un anno fa. E’ nato tutto come un gioco. Un esempio era“TagliatiFuori”: andavamo in onda in alcune case di amici, con due microfoni da tavolo, un’acustica non proprio eccezionale ma c’èra grande voglia di divertirsi e raccontare più storie . Ecco, divertirsi vuol dire spesso divertire. Anche quando si parla di Toro.

Come prepari una trasmissione? Quali sono i tuoi segreti?

Cerco sempre di prepararmi i temi fondamentali del programma utilizzando la solita scaletta. Un segreto forse è che improvviso spesso. Fin dai tempi della scuola capii che la parlantina non mi mancava e soprattutto durante le interrogazioni mi permettevo certi discorsi a vuoto totalmente inventati sul momento. Ma non prendete esempio, scrivetevi tutto con attenzione e scrupolosità.

Da dove è nata l’idea di realizzare una radio web tutte a tinte granata?

E’ nata dall’esigenza di dare al mondo Toro una propria rete di informazione fresca. Matteo e Giacomo soprattutto hanno poco più di vent’anni. E’ affascinante l’idea che a raccontare il Toro siano ragazzi giovani. Specie se quest’ultimi anziché esser cresciuti con Pulici e Graziani, si sono subiti Barone, Magallanes e Osmanovski.

Che rapporto avete con la società Torino Fc?

Ahinoi scarso. Anzi, il format che era Radio Granata è stato totalmente copiato da più emittenti e ciò ci rattrista molto perché fondamentalmente eravamo “unici”. Dal punto di vista sociale e di comunicazione il Toro è pessimo, quindi non mi aspetterei grandi novità.

Naturalmente essendo un tifoso accanito del Torino non potevamo chiederti sul dualismo fra Gilet e Padelli? Cosa ne pensi?

E’ un dualismo quasi assurdo. So benissimo cosa vuol dire trovarsi nella situazione di Padelli, ci sono passato recentemente. Il problema è che Ventura ha sempre puntato su Gillet a spada tratta e ha aspettato il minimo errore per silurare un portiere che l’anno scorso ha avuto un buonissimo rendimento. La cosa assurda è stata quella di dire “Padelli era stressato, aveva bisogno di stare fermo”. Ma stare fermo che? La fiducia non va mai tolta, va sempre concessa. Ma dal canto mio, Padelli da questa situazione può uscirne in due modi: o mollare tutto, o riprendere il posto che è ed era suo. E spero che, come me, abbia scelto la seconda. Quand’è così, bisogna andare contro tutto e tutti, sempre con rispetto e serenità.

Grazie per la tua gentile disponibilità e tanti auguri per il tuo lavoro.

Ricambio gli auguri ed un caro saluto ai lettori di www.tuttosamo.it.

 

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