MANUEL, PEPPINO E LA MALAFEMMENA

Soggetto e sceneggiatura di Gianfranco Cordì

 

I° TEMPO

 

Manuel e Peppino, su di un calesse, vanno dal loro campicello coltivato a rape verso il centro di Samo. I due amici cantano a squarciagola: “ La femmena buciarda ma lassato”. Ad un certo punto Manuel fa fermare i due scecchi. Tira fuori dalla tasca del cappotto bucato che ha addosso una pietra recuperata a Rungia e dice a Peppino: “ A me Parente Serpente mi sta antipatico”. Peppino chiede: “ Che vuoi fare con quella pietra?”. Manuel dice: “ Non ci fare caso”. E nel dire questo lancia a tutta forza la pietra contro la finestra dell’abitazione di Parente Serpente. “Ah” fanno Manuel e Peppino ai due scecchi. Parente Serpente esce dalla finestra della sua abitazione e spara due colpi con un fucile contro il calesse di Manuel e Peppino. I due scompaiono verso il fondo della strada.

C’è un problema. Piermario deve partire per Reggio Calabria. Manuele gli fa le ultime raccomandazioni. “ Non fare il romantico”. Peppino si incazza: “ L’ultimo romantico sono io”. Poi aggiunge Manuel: “ Non andare con le ragazze di malaffare, non andare con le ragazze, non andare”. Piermario dice. “ Ma io devo partire!”: E Peppino gli fa: “ Ti ho detto di non andare”. Piermario parte lo stesso. Manuel e Peppino lo accompagnano alla stazione di Bovalino. Peppino porta tredici valigie. Manuel dirige le operazioni.

C’è un altro problema. Manuel vuole cambiare sesso. Peppino non capisce il motivo. Manuel gli dice in un orecchio” Calabria: voglia di cambiare”. Peppino gli chiede: “ ma questo che c’entra?”. E Manuel: “ Se la Calabria ha voglia di cambiare, io pure ho voglia di cambiare sesso”. Peppino non ha soldi. Manuel glieli ruba quando lui non se ne accorge. Ha scoperto il posto dove Peppino li tiene. Solleva il mattone dove stanno e li porta via. Peppino è sconsolato. Viene a trovarli Parente Serpente.

C’è un terzo problema. Arriva una lettera anonima a casa di Manuel e Peppino. C’è scritto “ Vostro figlio invece di studiare si perde con donne di malaffare”. Manuel inizia a piangere. Peppino esce di casa. Bisogna fare qualcosa. Parente Serpente è tornato da Reggio Calabria con una notizia che conferma quello che stava scritto nella lettera anonima. Parente dice: “ Vostro figlio, Piermario, a Reggio era con una Zzaffrata”. Manuel pensa “ Che cazzo vuole dire questo qua ?”. Peppino invece ha capito: “ Piermario è stato visto su una strada”. Manuel insiste che le cose non stanno così, “ Peppino non hai capito neanche tu”. Peppino sviene. Manuel si avventa su Parente Serpente e lo accusa di falsa testimonianza. Parente Serpente tira fuori dalla tasca un filone comprato al panificio Bruzzaniti. Manuele se lo mangia. Peppino invece i panini li compra da Franco Talia della premiata ditta Bottega Talia e Company. Manuel non vece questo cosa c’entri. Peppino vuole mangiare qualche filoncino. Parente Serpente ha altre frecce al suo arco. La confusione si fa enorme. Parente ammette che lui stesso era stato innamorato di una Zzaffrata. Scoppia un pandemonio. Manuel grida “ Piermario, Piermario mio”. Franco Talia nella sua bottega vende panini ma non è contento di come vanno le cose. “ In questo paese del cazzo, potrebbero pure spendere qualcosa di più” pensa.

 

II° TEMPO

 

Piermario, a Reggio, esce tutti i giovedì sera con una Zzaffrata. La cosa potrebbe anche non interessarci. In effetti, a pensarci bene, non ci interessa. Franco Talia è ancora a letto. Lui dorme in una stanza isolata dal resto del mondo. E afosa. Ogni tanto, nella notte, scracchia. Butta un possente scracco in direzione della parete di fronte dove si sono depositate, come i giorni del carcerato, numerose strisce nere. Sono tutti gli scracchi che di notte Franco scracchia. Sono cose che fanno riflettere. A livello molto generale non è che a Samo non ci siano belle ragazze, ce ne sono anche molte. E’ che sono tutte fidanzate con Giuseppe Antonelli. Io non so perché. Franco Surace neanche. Una volta chiesero a Franco Surace. “ Franco, tu perché stai al mondo?”: Lui rispose: “ io sono l’alibi”. Nessuno ha mai capito di che alibi si trattasse.

Intanto Manuel e Peppino partono per Reggio. Con i peggiori auspici. Alla stazione di Reggio, vestiti a festa, incontrano Ciccio Muto. Gli chiedono: “ Escuse mua, per andare per dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”. Ciccio Muto non parla. E non parlerà mai. Tutto questo Alice non lo sa. Ma che cazzo deve sapere Alice!

Manuel e Peppino hanno raccolto i pochi risparmi che avevano ( i soldi erano del solo Peppino, che anzi di recente ha aperto anche una Banca) e li hanno messi dentro ad una scatola. Vogliono portarla alla Zzaffrata per convincerla (a suon di euro) a lasciare perdere Piermario. Manuel e Peppino scrivono una lettera, da allegare alla scatola. Manuel detta e Peppino scrive. “ Caro Dino Sicilia Bajana, punto. Due punti, ma si, facciamo vedere che abbondiamo, non facciamo i soliti meridionali. Dino Bajana la devi smettere di guardare le donne. La devi proprio smettere. Tutti ormai lo sanno. Solo Alice non lo sa. Smettila. Finiscila. Basta. Senza nulla a pretendere, in data odierna”. Manuel e Peppino partono per consegnare il pacchetto con la lettera alla Zzaffrata. Ma ecco la tragedia. Quando arrivano trovano Piermario che con un coltello sta tentando di tagliare in due la Zzaffrata per mangiarsene una parte. Manuel si scoraggia. Peppino telefona a Massimo Surace. Insomma tutti cercano qualcosa. Dissolvenza.

Dopo molti anni, Manuel e Peppino sono sul calesse arzilli come non mai anche se un po’ invecchiati. Franco Talia non si lava i piedi mai prima di andare a dormire o quando fa la doccia, ma in compenso lo fa la mattina appena alzato. Cioè, Franco lava SOLO i suoi piedi; ne la faccia ne i denti ne altro ogni mattina che Dio manda in Terra. Dopo: esce e va a parlare con Paolino. Sul calesse Manuel e Peppino cantano “ La femmina buciarda ma lassato”. Accanto a loro c’è una piccola tromba. Manuel e Peppino la accarezzano. Si tratta del figlio di Piermario e della Zzaffrata. Essi si sono sposati ed hanno partorito una tromba. Manuel e Peppino stanno insegnando alla piccola tromba (e che sarà, ‘na trombetta!  Sposata Bocca. Una trombetta in bocca. Io me lo ricordo quel trombone di suo padre) le tradizioni di famiglia. Manuel tira fuori una pietra dalla tasca del logoro cappotto che ha addosso. La porge alla Tromba. (Se a scrivere questo film fosse stato Leo Bruzzaniti avrebbe detto sicuramente a questo punto: la porge e la tromba ? però visto che il film lo scrivo io questa battuta ve la risparmio).

La piccola Tromba tira la pietra in direzione della finestra di Parente Serpente.

Finale: Manuel, Peppino e la Tromba corrono sul calesse cantando “ la femmena buciarda ma’ lassato”. Dissolvenza sui titoli di coda.

 

 

Dedico questo film a quella ragazza “la cui faccia ricorda il crollo di una diga”, come diceva De Gregori. (GC)