PAOLINO....... PAOLINO.......  

"a chi ha trovato il vero senso della vita"

                                                                                                                                            

 

 

La via delle Casette Popolari era deserta a quell’ora di notte. Paolino teneva per una mano la sua Genoveffa. Stavano cercando un luogo ( appartato ) dove poter stare finalmente soli. A Samo non riuscivano a trovare nessun posto che andasse bene ! In tutti: ogni persona sembrava loro che li osservasse. Che li spiasse. Che prendesse nota di ogni loro mossa.

Paolino, così, quella notte s’incamminò per via Michele Bianchi verso le Casette Popolari e disse a Genoveffa che l’avrebbe portata in un posto davvero sicuro. Infatti: in pochi minuti i due furono dentro al forno di Leo. Quello era il posto che Paolino aveva in mente quando aveva detto quelle parole alla ragazza. Genoveffa quella sera era più bella del solito. Aveva i lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle, gli occhi di ghiaccio ed una minigonna che rivelava al mondo intero tutto lo splendore delle sue gambe di fata. Paolino fece entrare Genoveffa dentro al panificio.

Leo Bruzzaniti in quel momento stava sfornando una teglia piena di filoni. Paolino gli fece: “ Leu, vatindi i ‘cca; si non voi ‘i ti minu “. Leo gli disse:

“ chi cazzu voi, cughjiuni ?”.

I due discussero un po’ed, alla fine, Paolino ebbe la meglio; allontanò Leo dal suo forno dandogli tremila lire ( che, ormai, erano fuoricorso ) e dicendogli di andarsene a fanculo.

Leo si portò via tutti i suoi pensieri e lasciò il campo libero a Paolino ed alla sua bella.

Genoveffa cominciò subito a spogliarsi.

Si tolse, per prima cosa, la camicia fucsia. Con un gesto elegante la scaraventò oltre al tavolo di lavoro di Leo. Paolino la guardava tutto eccitato.

Genoveffa si sfilò via le scarpe e subito dopo, piano piano, le calze. Gli occhi di Paolino, in quel momento, caddero sui filoni nella teglia appena sfornata da Leo.

Paolino guardò fisso verso i filoni.

Genoveffa aveva messo un piede su di una sedia e si stava togliendo la calza sinistra quando Paolino andò, con il suo pesante corpo da taglialegna, molto vicino a quella teglia.

Genoveffa tolse il suo reggiseno. Rivelò, allora, agli occhi cupidi di meschinità di Paolino due seni appuntiti e perfettamente allineati. Paolino si avvicinò ancora di più alla teglia.

Genoveffa completò l’operazione che aveva iniziato levandosi anche le mutandine. Paolino protese una mano bramosa verso uno di quei filone. E si mise a mangiarlo avidamente.

“ Che cazzo fai ?” gli chiese a quel punto Genoveffa che aveva allontanato la sedia da se e si stava avvicinando a Paolino completamente nuda come era.

Paolino inghiottì tutto il filone in una volta e tese le mani voraci verso un altro panino.

“ Ti ho chiesto che cazzo stai facendo, cafone di merda ?” gli disse Genoveffa minacciosa.

Con la bocca tutta  piena di pane Paolino, lasciandosi il filone mezzo dentro la bocca, si distese lungo la teglia piena di panini e l’avvicinò a se; nel fare questo disse impaurito alla ragazza:

“ Dassa stari u me pani !”.

Genoveffa fece una smorfia disgustata. In quel momento rientrò Leo Bruzzaniti. Ai suoi occhi si dischiuse una scena che era la seguente: la ragazza stava nuda con le mani appoggiate all’imboccatura delle gambe ( nella posa di chi chiede ragioni a Paolino ) e Paolino, con in bocca tre panini integrali, era addossato al forno e si teneva stretta una teglia piena zeppa di rosette.

“ Dammi nattri quattromila liri, mortu ‘i fami ?” disse Leo a Paolino.

Paolino destreggiandosi fra le teglie diede i soldi ( fasulli ) al fornaio.

Leo uscì di nuovo. Genoveffa, tutta nuda come si trovava, uscì dietro al fornaio lasciando i suoi vestiti dentro al panificio. Paolino rimase solo dentro al forno pieno di panini.

  

***

Fu in quel momento che io telefonai al numero del panificio Bruzzaniti. A stento mi rispose Paolino ( che aveva immesso dentro la sua capace gola tutte le  rosette, i panini integrali ed il pane comune che si trovava dentro al forno. Ricordo che chiesi  al mio grasso e sconcio personaggio questa cosa:

“ Paolino dimmi, e parla in italiano per favore che se no non ti scrivo, ma perché dopo che hai fatto il diavolo a quattro per trovare un posto in cui stare con Genoveffa e quando Genoveffa, finalmente, era completamente nuda hai preferito mangiare i panini di Leo piuttosto che fare l’amore con lei ?”.

Paolino, al telefono, poggiò il filone che aveva interamente in bocca all’interno della teglia e mi rispose così:

“ Perché  Leo Bruzzaniti fa un pane con gli interessi: vale più di cinquecentomila amplessi “.

 

GIANFRANCO CORDI’