VERSO LA SANTA PASQUA : LO SPECIALE DI TUTTOSAMO.IT

"IL DIETRO LE QUINTE DEL GESU' DI NAZARETH"

"IL MIO GESU' CONTRO I PREGIUDIZI"

"Il mio Gesu' contro i pregiudizi" "Alla sinistra dava fastidio il successo del film. E i cattolici in Rai erano scettici: fui imposto da un ebreo" "Volevano Bergman, ma lui mando' un copione inaccettabile. Per il Cristo ho preferito Powell a Hoffman e Al Pacino: i suoi occhi hanno qualcosa di sovrumano. La Bibbia tv mi sembra scritta da pretini" L' avventura del "Gesu' di Nazareth" di Franco Zeffirelli comincia con un abbraccio e finisce con una frustata. L' abbraccio smisurato del "popolo" (il film fu seguito complessivamente, dal marzo 1977 e nelle varie riprese televisive, da 2 miliardi e 200 milioni di persone nel mondo) e la frustata di intellettuali scettici. "Fu la sinistra a scatenare l' ira di Dio" taglia corto il regista. . Gia' in quell' occasione lei litigo' coi "rossi"? "Certo. Il Pci si preparava al sorpasso sulla Dc: a Roma era gia' avvenuto. Erano convinti d' aver imbalsamato ogni voglia d' esser cristiani. Quando videro che l' 83 per cento degli italiani segui' la prima puntata su Raiuno, si indispettirono. E sulla terza rete in quattro e quattr' otto mandarono "Mistero Buffo" di Dario Fo, rilanciarono "Il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini". . Il suo film suscito' perplessita' anche negli Stati Uniti? "Molto marginali, da parte di una piccola setta di protestanti, mentre giravamo l' Ultima Cena. Gli oltranzisti insorsero dicendo che all' epoca di Gesu' non c' era la tavola che poggia sulle quattro gambe, la loro immagine consacrata e' quella di Leonardo da Vinci. E poi per la crocifissione: "Non ci hai messo la croce vera". Ma nessun uomo poteva sopportare quattro quintali di legno sulle spalle, e' l' agiografia cristiana che ce l' ha fatto credere. Uscendo dalla prigione, il condannato era legato al patibolum, un tronco orizzontale lungo come le sue braccia aperte che portava come un giogo sulla schiena. Veniva issato sul palo gia' impiantato, e crocifisso Il capo della General Motors, che finanziava il film, annuso' l' aria e se ne ando' . Dopo il trionfo, lo cacciarono. Subentro' la Procter e Gamble, che investi' 7 milioni di dollari". . Come si avvicino alla figura di Gesu' ? "Io offrii la sua immagine riconosciuta nel cuore e nell' immaginario collettivo del mondo. Mi aspettavo il finimondo, tant' e' vero che mi premunii esigendo di avere accanto monsignor Rossano, che poi divenne cardinale, uno studioso maomettano e tre importanti rabbini da Londra, New York e Gerusalemme". . Robert Powell, il suo Gesu' . Lei disse che dovette iniettargli fede e passione mistica. "Non lo ricordo. Powell interpreto' il piu' grande ruolo classico che possa capitare. Resto' ateo e non fu preso da crisi spirituali. Gli altri candidati erano Al Pacino e Dustin Hoffman. Ma gli occhi di Powell non hanno nulla di umano...". . Il film ebbe due versioni, in Italia ando' quella ridotta. "Di 5 ore e 40 minuti. In USA vollero quella di 6 ore e 15: dopo il primo passaggio in tv mi chiesero di tirar fuori altro materiale e si arrivo' a 8 ore. In Italia furono degli imbecilli. Alla Rai comandavano il cattolico Fabiani e il socialista Finocchiaro. Prevalsero le gelosie, le piccinerie. Per loro ero zuccheroso, legato a una certa convenzione cattolica, pensavano che la gente dal palato fine mi rifiutasse. Sul set spedirono Piero Badaloni (l' ex giornalista del Tg1 ora presidente alla Regione Lazio, ndr), doveva fare rapporto a Roma sulle riprese. Noi lo chiamavamo la serpe in seno. Ma prima commissionarono il trattamento a Ingmar Bergman, che ottenne 30 mila dollari. All' epoca, una cifra. Io ne presi 200 mila per tutto il film. La mia fortuna fu che Bergman mando' un copione inaccettabile, sul libro di Kazantzakis che poi ispiro' Scorsese ne "L' ultima tentazione di Cristo". Fui imposto dal produttore ebreo inglese Lew Grade. Se era per i cattolici della Rai, quel film non l' avrei mai fatto". . Ebrei e musulmani non vogliono che la religione venga rappresentata per immagini. Come ve la cavaste sul set in Tunisia e Marocco? "Non ebbi grossi problemi. Ma ricordo che alle prime riprese, nell' ottobre ' 75, in un villaggio marocchino, Olivia Hussey per cucirsi addosso la parte della Madonna ando' ad abitare in una casa di fango. Quando nel week end ci raggiungeva a Marrakech, si rivestiva da ragazza americana. Dal villaggio supplicarono che andasse via e tornasse come una di loro, convinti che fosse la Madonna. Lo fece: si allontanava a dorso d' asino, dopo un chilometro l' aspettava l' auto e si metteva in jeans". . "Gesu' di Nazareth" suscito' una vasta aneddotica. E vero che Laurence Olivier pianse nella scena della crocifissione? "E vero. Laurence era Niccodemo. All' ebreo del sinedrio vennero in mente le parole del profeta Isaia, a cui Cristo si era riferito nelle profezie avvenute durante il suo sacrificio. Niccodemo non accetto' il sangue che si verso' per la nostra vita, e gli torno' in mente Isaia. Laurence, vedendo Powell sulla croce, l' intensita' , la rassomiglianza fisica, verso' lacrime di commozione. La sequenza piu' drammatica fu dopo il martirio, quando la Madonna raccoglie tra le sue braccia Gesu' : la pieta' . Olivia era totalmente imballata, per quella scena si preparo' quattro mesi. Ingeri' calmanti, bevve alcol, si presento' in stato confusionale. E si lascio' andare a una stupenda performance. Ricordo Anne Bancroft (Maddalena), attrice esperta, metodica, tremava anche lei come una foglia. Per caso avvenne che il cielo si rannuvolo' e piovve in Tunisia. Nella troupe gridarono al miracolo". . Le piace la Bibbia in tv che sta proponendo la Lux della famiglia Bernabei? "No, mi sembra scritta da preti e pretini, gesuiti di sinistra, con risultati mediocri. Odora di sacrestia. Io ho avuto una grande fortuna nel "Gesu' ": me l' ha scritto Anthony Burgess, lo scrittore cattolico inglese. Le grandi immagini hanno bisogno dei muscoli della letteratura". . Lei era un buon cattolico al tempo del "Gesu' "? "Un cattolico distratto e ignorante. Per tre anni mi immersi in questo mare dimenticando la pigrizia del cattolicesimo: le catenine, il battesimo imposto. Quando mai si legge la Bibbia in Italia? Quel film e' stata la cosa piu' importante della mia vita, mi ha migliorato come uomo. Paolo VI mi disse: "Per la nostra fede hai fatto piu' di tutti i missionari".  LA STORIA DELLE RIPRESE TITOLO: Vent' anni fa nel deserto tunisino anche Olivier e la Cardinale - L' idea di realizzare un nuovo film sulla vita di Gesu' nacque da un accordo tra la Rai e la tv inglese Itc, che decisero di affidare l' opera all' italiano Franco Zeffirelli e di scegliere l' inglese Robert Powell nel ruolo di Cristo. La produzione del colossal fu affidata a Vincenzo Labella, che aveva dato buona prova con il "Mose' ". Per la sceneggiatura Zeffirelli, oltre che di Anthony Burgess e Suso Cecchi D' Amico, si avvalse della consulenza di insigni biblisti e persino di studiosi del Corano. Tra le sure rivelate al profeta Maometto si narra infatti anche l' episodio dell' Annunciazione con sottile poesia. Gli attori impegnati furono 280, piu' i figuranti. Molti intepreti famosi lavorarono per ruoli secondari e senza ricevere parcelle da capogiro. Tra questi gli italiani Renato Rascel (il cieco nato), Valentina Cortese (Erodiade) e Claudia Cardinale (l' adultera). Tra gli stranieri Anthony Quinn (Caifa), James Mason (Giuseppe d' Arimatea) e Laurence Olivier (Niccodemo). Il colossal costo' circa 5 miliardi e mezzo, e servi' per otto puntate televisive di un' ora (in Italia e in Inghilterra) e due film sulla vita di Cristo. Nella sua prima apparizione fu visto da circa 400 milioni di persone. Robert Powell e gli altri attori si trasferirono a Monastir, una localita' turistica della Tunisia, a sud di Hammamet, per interpretare le vicende avvenute in Palestina 2000 anni fa. La' allora non c' era pace, a causa della rivolta degli Zeloti e degli attriti tra giudei e romani; non ce n' era anche nel ' 76 e, per questo, Zeffirelli scelse la tranquilla Tunisia. Attori e troupe alloggiarono all' elegante hotel "Sidi Mansour". Il tempio di Gerusalemme, le case di Pilato ed Erode, la piazza dell' "Ecce homo" vennero costruite in gesso all' interno del Ribat, la fortezza araba di Monastir, su progetto dello scenografo Gianni Quaranta. Nel maggio del ' 76 la troupe si trasferi' tra i palmizi dell' oasi di Gabe' s per girare le scene della predicazione di Giovanni. Quindi ancora piu' a sud, nel deserto di Matmata, per il viaggio dei magi verso Betlemme. Poche guide tunisine ricordano questo particolare; ai turisti in visita preferiscono sottolineare che tra le brulle gobbe di Matmata venne girato "Guerre stellari". Un paesaggio essenziale, privo di costruzioni, se si escludono le grotte sotterranee scavate nelle rocce dai berberi e ancora parzialmente abitate. Altre scene, infine, vennero girate in Marocco. La pellicola suscito' qualche protesta da parte di gruppi religiosi del sud degli Stati Uniti, in particolare Battisti e Chiese evangeliche. Per questi motivi, dopo l' anteprima mondiale londinese del 21 marzo 1977 al "Princess Anne Theatre" di Piccadilly, il film venne presentato in prima visione ai rappresentanti delle maggiori confessioni il 25 marzo dello stesso anno a New York. In Inghilterra la trasmissione televisiva ebbe inizio la domenica delle Palme del ' 77. Da noi qualche giorno dopo, il 27 marzo (fini' il 24 aprile). Il 23 marzo, come anteprima, Raiuno trasmise "Diario di un film: il Gesu' di Nazareth". Nello stesso mese Zeffirelli pubblico' da Sperlig e Kupfer anche un libro polemico intitolato "Il mio Gesu' ". LA TRAMA TITOLO: L' infanzia, i primi miracoli, gli apostoli - Il film si apre con un banchetto a casa di Erode. Dopo una folgorante Annunciazione, Maria sposa Giuseppe e partorisce a Betlemme il Salvatore del mondo. Poi la Sacra famiglia si rifugia in Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti. Al ritorno in Palestina Gesu' parla con i dottori del Tempio mentre Giovanni battezza i fedeli e lancia invettive contro Erodiade, che gli fara' tagliare la testa. Passano gli anni. La Palestina e' attraversata dalla rivolta degli Zeloti e affascinata dai miracoli di Cristo che da' scandalo frequentando usurai e adultere. Una sera annuncia ai dodici il viaggio a Gerusalemme e la sua morte.

(28 marzo 1996) - Corriere della Sera

Gesù di Nazareth». Quali fu il problema maggiore che dovette superare?
La mia paura. Già ero stato turbato in molti momenti durante le riprese del film francescano, perché quando l’eternità dello spirito si traduce in una illustrazione, anche buona, significa sempre limitarla. Io il film su Gesù non lo volevo fare. Ma i produttori mi dissero: «Sei un regista molto apprezzato, se non lo giri tu lo farà qualcun’altro e per tutta la vita ne porterai il rimorso». Toccato non nella mia vanità, ma nella mia responsabilità, accettai.

Come scelse Robert Powell per il ruolo di Cristo?
Lui doveva interpretare Giuda. Era intelligente, astuto, cattivello: un perfetto traditore. Quando gli feci il provino, arrivò con i capelli lunghi e quei suoi occhi... rimasi fulminato. Lo raggiunsi all’aeroporto di Fiumicino, lo riportai a Cinecittà, chiesi di farmelo diventare il Nazzareno, la sarta gli cucì una veste. Quando entrò, lei quasi cadde in ginocchio.

Che cosa voleva prima di tutto raccontare nel suo film?
Il mistero di un uomo che è figlio di Dio e che scopriamo con la sua predicazione e il suo sacrificio.

Apporto decisivo per il successo fu anche quello degli sceneggiatori, tra i quali Suso Cecchi D’Amico e Anthony Burgess.
Suso era una maestra nel far diventare vita anche la storia, capiva tutti i riferimenti sociali e umani e questo le facilitava molto il compito di scrivere una sceneggiatura. Burgess è stato uno scrittore cattolico di altissimo livello.

L’episodio, durante le riprese, che più la colpì?
I pescatori sul Lago di Tiberiade. Arrivarono per girare la scena – eravamo in Marocco – dei ragazzi semplicissimi, che pescarono sul serio. Si fermarono ad ascoltare una voce lontana, si creò un silenzio irreale, mi fermai a guardarli, poi la mia attenzione cadde sulle ceste dei pesci e su Gesù. Capii in quel momento quanto la storia che andavo raccontando era anche naturale, umana, sconvolgente.

7 dicembre 2011 (Avvenire)

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